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Pordenone: guardie mediche scortate dagli alpini

Professione Redazione DottNet | 29/06/2018 14:21

Al via il progetto contro le violenze 'Amico alpino accompagnami'

Due alpini di 'scorta' ad ogni guardia medica impegnata nel turno di notte, come deterrente contro aggressioni e violenze. È questo il senso dell'iniziativa "Amico alpino accompagnami", che, messa a punto dall'Ordine dei Medici di Pordenone in collaborazione con la sezione provinciale dell'Associazione nazionale degli Alpini, approvata dagli esperti di risk management della ASl e condivisa dal Prefetto, dal Questore e dai Comandanti dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, sarà presentata sabato 30 giugno nel Comune di Casarza della Delizia (PN).

"Le conseguenze delle aggressioni, fisiche o verbali, perpetrate ai danni dei colleghi e delle colleghe di guardia medica sono pesantissime, in termini di danni alla salute psicofisica e di demotivazione - spiega il presidente dell'Ordine dei Medici di Pordenone, Guido Lucchini -. Per questo, lo scorso novembre, il Consiglio dell'Ordine ha deciso di intervenire e ha messo in campo questo progetto, che presto potrà essere esteso ad altre province". Anche la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo) appoggia l'iniziativa: sarà Guido Marinoni, componente del Comitato Centrale, a rappresentare, sabato, le diverse strategie operative messe in atto dalla Fnomceo, dall'Osservatorio attivato presso il Ministero della Salute, ai Tavoli permanenti della professione, al sostegno a progetti di Legge.

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"Abbiamo chiesto al Ministro della Salute Giulia Grillo di voler riattivare al più presto l'Osservatorio per la sicurezza degli Operatori sanitari, che aveva avviato, attraverso le Regioni e i Nas, un percorso di monitoraggio delle sedi, oltre che di approfondimento del fenomeno - afferma il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli -. Con la stessa urgenza dovrebbe, a nostro avviso, essere affrontata la riorganizzazione del servizio di continuità assistenziale, per consentire a tutti i medici di poter operare in condizioni di sicurezza, senza trovarsi da soli ad affrontare situazioni che vanno ben oltre l'assolvimento dei loro compiti sanitari e che mettono a rischio la loro incolumità e quella dei pazienti"

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